BLA26
PRODROMI DI ECODITTATURA: ALLA COP26 DI GLASGOW LA RETORICA DELLA NECESSITÀ DELLO STATO EMERGENZIALE E DELLA DERIVA AUTORITARIA
L’EMERGENZA (SANITARIA, AMBIENTALE, CLIMATICA, … COMUNQUE LA SI DECLINI) É FUNZIONALE AL POTERE, che procrastina, rimanda, ritarda, resiste, indugia, tergiversa, non porta mai in esecuzione le azioni condivise. Durante l’emergenza non ci sono più vincoli, verifiche, contropoteri; l’autorità può fare ciò che vuole.
Durante l’emergenza sanitaria abbiamo potuto osservare come al degrado ambientale (in questo caso sanitario) corrisponda un degrado democratico, con diffusi fenomeni di deriva autoritaria.
La questione era già stata posta nel 1992 da Jorgen Randers, coautore nel 1972 del controverso (ma, si può ben dire, profetico) saggio “I limiti della crescita”, quando si chiese: “Assumendo che siano necessari cambiamenti profondi, per andare nella direzione di una società sostenibile, crediamo che le società democratiche siano in grado di prendere queste decisioni?”
In un’intervista del 2012, Rob Hopkins, fondatore del movimento Città di transizione, chiede a Jorgen Randers:
RH: Recentemente hai detto che “la democrazia non risolverà questi problemi, abbiamo bisogno di un cambio di paradigma nel governo”. Cosa intendi con questo, la democrazia è compatibile con la risoluzione di questa crisi? E se no, cosa proponi al suo posto?
JR: Se vai al dunque, la ragione per cui l’umanità non risolverà il problema del clima durante i prossimi 40 anni non è che è tecnicamente impossibile. Al contrario, è tecnicamente molto semplice. Tutti noi speriamo di costruire abitazioni ben isolate, sappiamo come fare auto elettriche e sappiamo come fare pannelli solari e pale eoliche anziché impianti a carbone. Le tecnologie esistono e le ragioni per cui non faremo abbastanza per il 2052 non sono perché sia tremendamente costoso farlo, probabilmente costa l’1-2% del PIL, che sostanzialmente significa che avremo un certo livello di ricchezza nel luglio 2020 anziché nel gennaio 2020. Questo significa posticipare la gratificazione da sei mesi a un anno, ecco cosa sarebbe bastato per risolvere il problema del clima.
Così quando fai la domanda “perché non facciamo niente?”, le tecnologie ci sono ed i costi per applicarle sono abbastanza limitati, la risposta è che la società, la società moderna come la conosciamo, è estremamente a breve termine. E’ finemente regolata alla massimizzazione dei benefici a breve termine, in alcuni casi al costo dei problemi futuri, e le due maggiori istituzioni di oggi sono, naturalmente, la democrazia da un lato e il capitalismo dall’altro. Gran parte della gente accetta che il capitalismo è a breve termine, gran parte della gente sa che il capitalismo stanzia i capitali per progetti che hanno il ritorno più alto e il tasso di sconto usato (il peso posto sul futuro delle cose) è molto alto, questo significa che i capitalisti non stanziano i soldi per progetti che hanno gran parte dei benefici dopo 20 anni e stanziano i capitali per cose in cui i benefici arrivano in 4 anni o meno. Quindi potresti dire che per essere in grado di regolare il capitalismo in modo tale che dal punto di vista dei capitalisti sia più redditizio fare la cosa giusta, ciò che è socialmente utile anziché ciò che è più redditizio, e sì, questo è vero, e naturalmente è quello quello che stiamo cercando di fare quando abbiamo provato ad introdurre una tassa sul carbonio, una tassa sui gas climalteranti, significa fondamentalmente rendere meno redditizio fare impianti a carbone e più redditizio fare pale eoliche e cose del genere.
Ma lì puoi vedere la natura a breve termine della democrazia emergere come il vero problema, perché quando provi a far passare la legge che rende il combustibile o la potenza più costose a breve termine, gran parte della gente non vota per quei politici. In una società democratica è molto difficile avere le condizioni quadro intorno alle decisioni del commercio in modo tale che i commerci comincino a fare ciò che è socialmente utile piuttosto che ciò che è redditizio a breve termine. Il problema di base è che né il meccanismo del capitalismo né la società democratica mettono abbastanza enfasi sui benefici per i nostri nipoti e di conseguenza stiamo facendo oggi cose fondamentalmente a nostro beneficio che costeranno molto ai nostri figli e in particolare ai nostri nipoti. Questo non è inevitabile, si potrebbe facilmente fare in altro modo, la tecnologia esiste, i costi sono bassi, ma a causa della natura a breve termine della democrazia e del capitalismo non sarà fatto. Questo è il mio messaggio principale.
RH: Hai una qualche idea di come potrebbe essere per la democrazia un interesse a lungo termine o per evitare il cambiamento climatico l’unico modo è di introdurre una specie di legge marziale o cose del genere?
JR: Ho già dato la risposta, sai cosa serve per fare in modo che la società capitalista stanzi il capitale per ciò di cui ha bisogno la società al posto di ciò che è redditizio. E questo è sostanzialmente un cambiamento in alcuni dei prezzi che stanno intorno al commercio, il più importante, naturalmente, è la tassa sui gas climalteranti. Se si potesse raggiungere un prezzo 10 volte tanto quello che è attualmente nel mercato europeo, o se si potesse far passare una carbon tax sul petrolio e sul gas, questo, nel mio libro, risolverebbe il problema in tempo. Ma come fai passare nelle società democratiche nel mondo una tale legislazione? E’ questo il grande problema e dovresti cominciare chiedendo che la società democratica deleghi l’autorità a qualcuno sopra o oltre di essi nel breve periodo in modo da realizzare il bene a lungo termine. E la risposta è sì, i dittatori di Roma furono nominati per un periodo di tempo limitato, per essere in grado di far passare decisioni tecnocratiche in modo rapido quando Roma affrontava delle sfide.
Un altro esempio moderno più interessante è la banca centrale, che è un’istituzione inventata dalla società democratica in cui il parlamento sostanzialmente delega a qualcun altro per superare la situazione, quanto denaro stampare, e molte società democratiche hanno scelto di fare così, di gestire cioè la politica monetaria a condizioni di mercato. Il mio sogno sarebbe di fare la stessa cosa con i diritti di emissione dei gas climalteranti, che ci fosse una banca centrale per le emissioni di gas climalteranti che di fatto stanzi per ogni nazione il numero di diritti di emissione sotto i quali dovranno operare e questo, a mio modo di vedere, risolverebbe il problema. Quindi i miei critici direbbero che questo è ciò che facciamo coi negoziati alle Nazioni Unite sotto condizioni quadro sul cambiamento climatico, ma io risponderò che sì, questo è vero, ed abbiamo visto il dibattito andare avanti per 20 anni e non siamo arrivati da nessuna parte per 20 anni. Anche se l’obbiettivo è quello giusto, ho paura che le nazioni che partecipano a questi negoziati non raggiungeranno un accordo finché non sarà troppo tardi.