PLANET AQUA: DALLA VISIONE DI RIFKIN ALL’AZIONE DI ID&A INGEGNERIA
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Jeremy Rifkin è un maestro nel tracciare la rotta (“il dove dobbiamo andare”) e nel costruire la narrazione (“il perché”), ma spesso lascia ai tecnici e agli amministratori il compito arduo di capire “il come”.
Rifkin parla di “Blue Deal” e “Governance dell’acqua” a una platea mondiale.
ID&A ingegneria si occupa di Piani delle Acque, Contratti di Fiume e Resilienza idraulica sul territorio. C’è un enorme bisogno di traduttori operativi: professionisti che spieghino che il “cambio di paradigma” non è filosofia, ma si fa con strumenti tecnici e amministrativi che già esistono.
ID&A ingegneria sta approntando un manifesto operativo.
Il titolo ideale potrebbe essere qualcosa come: “Dalla filosofia di Rifkin alla pratica del territorio: come costruiamo il Pianeta Acqua qui e ora”.
A. Dall’Idrosfera alla Città Spugna
La visione di Rifkin: L’acqua non è un decoro, è l’habitat. Serve adattamento, non solo mitigazione.
Noi partiamo dai concetti di Città Spugna e di Amsterdam Rainproof. Possiamo spiegare che “ridisegnare l’economia” significa tecnicamente de-impermeabilizzare i suoli, creare piazze allagabili, gestire le acque meteoriche non come rifiuto da smaltire (fognatura) ma come risorsa da trattenere.
Il nostro valore aggiunto: spiegare le difficoltà tecniche e burocratiche che incontriamo. Rifkin dice “facciamolo”, noi spieghiamo quanto è difficile ma possibile farlo.
B. La “Ribellione” dell’acqua e la Resilienza
La visione di Rifkin: Eventi estremi, l’acqua si ribella al tentativo di controllo umano (dighe, argini rigidi).
Innerviamo l’ingegneria idraulica (difesa passiva, muri, canalizzazioni) con i concetti di gestione sostenibile (laminazione, aree di espansione naturale, nature-based solutions).
Il nostro valore aggiunto: la sicurezza idraulica assoluta non esiste più; esiste la resilienza. Spieghiamo come i Piani delle Acque servano a gestire questo “rischio residuo”.
C. Il Blue Deal e la Democrazia
La visione di Rifkin: l’acqua come bene comune, la necessità di una governance “glocale” e partecipata.
La nostra risposta operativa: i Contratti di Fiume.
Rifkin invoca la partecipazione civile; noi dimostriamo che i Contratti di Fiume sono esattamente quello strumento di democrazia partecipativa che lui teorizza. È qui che l’avversario smette di essere nemico e diventa “portatore di interesse” con cui collaborare per salvare il fiume.
“Poter decidere assieme a tutti i portatori di interesse … è un buon metodo per allargare gli spazi democratici”. Rifkin lo chiama Blue Deal, noi lo chiamiamo Contratto di Fiume.
D. Diritti della Natura
La visione di Rifkin: Personalità giuridica ai fiumi.
La nostra risposta operativa: è il fronte più avanzato.
Il fiume non è un canale di scolo, né un mostro idraulico.
È la più importante infrastruttura verde e blu che abbiamo. È una fonte inesauribile di beni e servizi ecologici, un corridoio di biodiversità fondamentale, l’ultimo baluardo di naturalità in un territorio sempre più sigillato dal cemento. Il nostro riscatto ambientale deve partire da qui, dalla tutela della sua integrità e dalla ricostruzione di una rete ecologica coesa che si dipana a partire dall’asta fluviale.
Per farlo, dobbiamo compiere un passo ulteriore, come la Comunità dei Fiumi e il movimento per i Contratti di Fiume sostengono da tempo. Dobbiamo riconoscere che il fiume non “appartiene” a noi, ma prima di tutto a sé stesso. È un organismo complesso, un’entità vivente che merita il riconoscimento di una personalità giuridica.
Non è utopia: è già realtà per il fiume Whanganui in Nuova Zelanda, per il Gange e lo Yamuna in India, e per altri corsi d’acqua in Colombia, Canada e Perù.
Ciò significa passare dal fiume come “canale di scolo” al fiume come “soggetto di diritto”.
