Luoghi del pensiero, pratiche della cura: tre voci femminili per l’ecologia del vivente

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Il percorso artistico e culturale dedicato alle protagoniste dell’ecofemminismo si arricchisce di tre figure emblematiche che, pur agendo in contesti diversi per cultura, generazione e formazione, hanno saputo coniugare in modo esemplare l’impegno per la giustizia ambientale con una visione radicale dell’emancipazione femminile.
Luisa Muraro, filosofa italiana tra le fondatrici del pensiero della differenza, ha posto al centro della sua riflessione la necessità di un ordine simbolico femminile fondato sull’autorità delle donne, sul linguaggio relazionale e sulla genealogia. Nella sua opera emerge una critica profonda alla logica patriarcale del dominio – sia sull’altro che sulla natura – e una proposta di trasformazione che parte dalla soggettività e dalla relazione.
Severn Cullis-Suzuki, attivista e biologa canadese, è diventata simbolo della coscienza ecologica delle nuove generazioni quando, a soli dodici anni, parlò al Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992. La sua traiettoria di impegno unisce la sensibilità giovanile alla responsabilità scientifica, suggerendo l’urgenza di un’ecologia della responsabilità intergenerazionale, capace di connettere sapere, etica e futuro.
Wangari Maathai, biologa e attivista keniota, ha incarnato con straordinaria coerenza un’ecologia della liberazione. Fondatrice del Green Belt Movement, ha promosso il rimboschimento e l’autodeterminazione delle donne nelle aree rurali del Kenya, coniugando azione ambientale, giustizia sociale e democrazia. Il suo impegno ha ricevuto il riconoscimento del Premio Nobel per la Pace nel 2004.
Queste tre donne, con strumenti diversi – il pensiero, la parola pubblica, l’azione collettiva – hanno contribuito a delineare un paradigma alternativo, in cui la cura per il vivente, la responsabilità verso l’altro e la messa in discussione dei modelli estrattivi e patriarcali si fanno cardini di una nuova idea di civiltà. I loro ritratti sono, in questo senso, non solo celebrazioni, ma inviti a una riflessione politica, culturale e etica sul presente.

Luisa Muraro
(Fosso, 1940 – vivente)
Filosofa e saggista, tra le fondatrici della comunità filosofica femminile Diotima presso l’Università di Verona, è una delle voci più influenti del femminismo italiano contemporaneo. Il suo pensiero si articola attorno al concetto di “ordine simbolico della madre”, in cui l’autorevolezza femminile si radica nella relazione, nella genealogia e nel linguaggio. Muraro propone una visione politica che rifiuta le logiche del dominio patriarcale, promuovendo un’etica della differenza, dell’ascolto e della cura. La sua riflessione, pur non strettamente legata all’ambientalismo, apre prospettive cruciali per un’ecologia del pensiero, del vivente e della convivenza.

Severn Cullis-Suzuki
(Vancouver, 1979 – vivente)
Attivista, biologa ed educatrice canadese, è diventata una figura simbolica del movimento ambientalista globale a soli dodici anni, quando intervenne al Summit della Terra di Rio de Janeiro (1992), col suo celebre discorso che denunciava la distruzione ambientale e l’inerzia degli adulti. Figlia del genetista e divulgatore David Suzuki, ha proseguito il suo impegno combinando scienza e attivismo, ponendo al centro della sua azione la responsabilità intergenerazionale e il diritto delle giovani generazioni a un futuro vivibile. Oggi dirige la David Suzuki Foundation, continuando a promuovere un’ecologia fondata sulla giustizia, l’educazione e la consapevolezza globale.

Wangari Maathai
(Nyeri, Kenya, 1940 – 2011)
Biologa, ambientalista e attivista politica, è stata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace (2004). Fondatrice del Green Belt Movement, ha guidato un vasto movimento di rimboschimento in Kenya che ha coinvolto centinaia di migliaia di donne, promuovendo la cura del territorio come pratica di emancipazione sociale e politica. La sua visione integrava ecologia, diritti umani e democrazia, in una prospettiva ecofemminista profonda e operativa. Con coraggio ha sfidato regimi autoritari, difeso le risorse naturali e dato voce alle donne rurali come protagoniste del cambiamento.
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